Go to top

Aprire la Partita IVA

di Sara Adami

Da diversi anni sentiamo parlare di crisi, livelli record di disoccupazione, riforme del mercato del lavoro: eppure ogni anno più di 500 mila persone scelgono di aprire una partita IVA (dato Ministero dell’Economia e delle Finanze relativo agli ultimi tre anni) e di intraprendere la strada del lavoro autonomo. Se i guadagni dati dalle collaborazioni occasionali si avvicinano alla soglia dei 5000 euro (annuali) è arrivato il momento di valutare questa ipotesi.

In Italia esistono tre regimi fiscali tra cui poter scegliere

  • il regime dei minimi: pensato per imprenditori singoli o liberi professionisti (ricavi inferiori a 30.000 euro) che hanno meno di 35 anni;
  • il regime delle nuove iniziative produttive e imprenditoriali: è idoneo per quegli imprenditori che prestano servizi individuali o per chi esercita la libera professione (ricavi inferiori a 30.987,41 euro) o per imprenditori individuali ma non di servizi (ricavi inferiori a 61.974,83 euro);
  • il regime ordinario: artigiani (attività manuale o professionale) o commercianti (attività di acquisto e vendita merci).

Ogni tipologia risponde a regole precise rispetto alle spese di mantenimento, alle imposte da pagare, agli studi di settore, ai costi previdenziali, alla registrazione contabile e alla dichiarazione dei redditi, e il professionista può scegliere se iscriversi a Albo o in un Ordine Professionale o se operare senza Ordine, come ad esempio fanno i consulenti.

Le differenze che regolano i diversi regimi riguardano soprattutto gli aspetti previdenziali e quelli fiscali e quindi il pagamento di INPS e IRPEF: sarà il commercialista a individuare il profilo più adatto e a sostenere il lavoratore autonomo sia nelle pratiche di apertura che nell’amministrazione dei conti e nel controllo dei versamenti contributivi. Gli aspetti burocratici e tecnici, quindi, spettano a lui. Per il lavoratore che vuole diventare autonomo sarà importante sapere che:

  • aprire la partita IVA è un procedimento gratuito;
  • oltre ai contributi (circa il 33% per chi è nel regime dei minimi e 51% per tutti gli altri) ogni anno bisogna versare l’acconto sulle tasse dell’anno successivo (ossia il 50% delle tasse pagate per l’anno in corso);
  • è difficile non affidare tutto a un commercialista, ma per i più intraprendenti ci sono i caaf che svolgono un servizio eccellente a un prezzo molto contenuto;
  • i costi si possono detrarre (benzina, spese di gestione, affitto, ristorante) ma non tutti al 100%: con il regime fiscale dei minimi, inoltre, l’elenco dei costi detraibili è più scarso;
  • dall’anno scorso l’Inps ha aggiunto i liberi professionisti al modulo per la richiesta di maternità, malattia e congedi parentali.

In più ci sono gli orari flessibili, una migliore organizzazione della vita personale e la completa gestione del cliente e di tutti i progetti: insomma una serie di vantaggi da non sottovalutare 😉

Articolo originale al link: MagicInvoice

Lascia un commento 

Your email address will not be published. All fields are required.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.