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Marketing, quando un video diventa viral

di Sara Adami

 

dramaSe dico “virus” voi pensate agli omini cattivi che entrano nel computer e si mangiano i vostri cookies. Oppure all’influenza, al raffreddore. Insomma, pensate a cose sgradevoli. Eppure esiste una versione positiva di questa parola, una metafora scelta con cura per rappresentare la condivisione online: parlo dei video virali, uno dei migliori strumenti di marketing della rete. L’altissima diffusione di queste produzione ricorda la propagazione dei virus, l’espansione incontrollata di qualcosa che viene visto e condiviso anche milioni di volte.

Diventa facile intuire la grandezza di queste divulgazioni se si pensa che solo nello scorso aprile Youtube ha totalizzato un miliardo di utenti unici e almeno sei miliardi di visite (fonte Socialbakers), numeri da capogiro che convincono i brand ad abbandonare la pubblicità sui mass media classici e veicolare la propria promozione su questi canali (il nuovo spot di Evian ha totalizzato 50 milioni di visite prima di passare in televisione). Le stime dicono che gli investimenti nel 2016 raggiungeranno i 10 miliardi di dollari in video pubblicitari online, un business di tutto rispetto.

Ma un video come diventa viraleDario Caiazzo, Andrea Febbraio e Umberto Lisiero hanno provato a selezionare le sette regole d’oro per diventare videoesperti nel libro manuale “Viral Video” uscito lo scorso febbraio e scritto analizzando oltre 2mila campagne e centinaia di milioni di visualizzazioni. Innanzitutto è necessaria la diffusione: i social sono determinanti per il risultato, perchè se è vero che YouTube è il secondo motore di ricerca più utilizzato al mondo è anche vero che il primo metodo di promozione è la divulgazione social, e in secondo luogo il branded content necessita di video advertising, ossia una spinta pubblicitaria. I social sono funzionali soprattutto se chi condivide il video è credibile agli occhi dei suoi contatti, e quindi se il sender è buono allora il risultato lo sarà altrettanto. Infine è importante sapere anche che più un video è già stato visualizzato e più gli utenti saranno propensi a guardarlo, e che l’immagine che lo accompagna deve essere di impatto.

Passiamo ai contenuti. Innanzitutto la storia: se non è un granchè allora il vostro video diventerà una specie di Avatar, belli gli effetti e i colori e la fotografia ma la trama meh. Per ottenere un prodotto virale è fondamentale che i primi 5 secondi siano al tooop (cit.), perchè catturare l’attenzione dell’utente in quel momento significa garantirsi la visualizzazione intera del video. Se poi lo storytelling è emozionante, se sorprende senza scioccare, se riesce a essere divertente ma anche a far riflettere, allora siete a cavallo. Per lanciare il proprio viral video saranno fondamentali le prime 48 ore, ossia quando andrà fatto un buon lavoro di seeding agli influencers della rete, e sul lungo periodo sarà importante anche concentrarsi più sulla quantità di condivisioni che sulle visualizzazioni.

La spontaneità ormai è poca, lo abbiamo capito, ma queste regole evidenziano come anche un semplice video sia diventato con il tempo un prodotto altamente professionale, fatto non solo di montaggio e caricamento ma anche di studio e ricerca dell’eccellenza. Le regole ve le ho spiegate, ora tocca alla vostra fantasia.

 

Source Image: Monetizzando

 

Articolo originale al link: Magellano

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