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Stranieri

E’ stato facile lasciarsi andare. Il rumore attorno, la gente che non guardava, l’alcool della sera, le parole che non servivano. E’ stato come tornare a casa, come sentire l’acqua che prima avvolge e poi riempie.

Certi incontri inutili li senti nelle orecchie, la loro presenza riecheggia come la noia, certi altri sono così urgenti che ti rimbomba la pancia. Con te non era simile la strada, gli strazi, gli obiettivi, con te non ero neanche simile a me. Ci somigliavamo noi, io e te, io ero te.

Il giorno che ti ho conosciuto c’eravamo noi e la misericordia, c’era la compassione che ci veniva in soccorso e la malinconia che ci veniva addosso.

Nello stesso istante si è innescata quella proprietà poco aritmetica e molto scomoda, quella che quando lo incontri non c’è alcuno spazio da riempire, quando se ne va lascia un vuoto irrimediabile.

Prima siamo stati solo amici, con il tempo siamo diventati così uniti da essere stranieri.

 

di Sara Adami

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