di Sara Adami
L’uomo è stato creato per raggirare gli ostacoli e le regole, ne sono sicura: nelle avversità siamo in grado di sopportare con tenacia situazioni più grandi di noi, vinciamo le battaglie con una forza degna del miglior regista. E nelle regole?! Quando si parla di norme e principi l’uomo è imbattibile, è in grado di sorpassarle con un’abilità da saltatore con l’asta: fatta la legge trovato l’inganno!
E’ per questo che quando mi sono documentata sulle truffe legate alle recensioni online mi sono concessa solo qualche istante di stupore per poi ricordare quanto gli uomini siano furbi e geniali anche in questo tipo di azioni: insomma, esiste un vero e proprio mondo che ruota attorno alla promozione online di prodotti e servizi e in parallelo scorre anche il business legato alle bugie che spesso li promuovono. Lo sanno tutti (adesso anche io) dal 2009, ossia da quando Michael Bayard, responsabile della Belkin (produttore di accessori per computer), è stato scoperto a gestire decine di profili fake collegati a centinaia di recensioni false caricate sui grandi siti di e-commerce. Ma non solo. Bayard reclutava persone che poi pagava 65 centesimi per ogni giudizio positivo (ma quando è stato scoperto ha negato tutto).
Questa vicenda ha scoperchiato il vaso su una realtà insospettabile e che ora fa dire a Bing Liu, illuminato dell’Università dell’Illinois, che almeno un terzo delle recensioni presenti online sono false. Anche la Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) conferma lo stesso dato dopo aver effettuato uno studio interno su Tripadvisor, Expedia e Booking, e basta navigare con minime capacità per trovare i siti dedicati a questo tipo di servizio, produzione di commenti e articoli falsi per 5 dollari ognuno.
E’ della scorsa estate la notizia della vendita di pacchetti di opinioni sia positivi che negativi da parte di chi offre servizi per alberghi: gli hotel compravano commenti da 5 stelle per loro e dannosi per i concorrenti, rendendo molto poco realistico il risultato finale. Come ogni dato legato alla web reputation di un’azienda o di un brand, anche le recensioni hanno un valore economico e quindi quantificabile: deve averlo capito bene Franco Salvetti, trentino di nascita e milanese/americano di studi, che ha lavorato a lungo alla Google e all’Ibm e ora è passato a Bing di Microsoft con un progetto molto interessante. Si chiama deception detection ed è la ricerca delle bugie online, dall’imparzialità delle notizie alle vere e proprie bufale.
Come smascherarle? Se provate a cercare difficilmente le scoverete in mezzo alle altre, e per questo Franco Salvetti sta studiando per far nascere BLT (“bacon, lattuce e tomato“, ossia gli ingredienti di un panino, davvero!), il software dedicato a smascherare i falsi grazie a un’analisi statistica dei testi. Nel frattempo le aziende colpevoli vengono accusate di diffamazione e portate in giudizio, e la voglia di verità dilaga. E’ proprio questo forte senso di giustizia ad aver fatto nascere Uber, la startup innovativa che offre un servizio di prenotazione privata di auto creando un mercato alternativo. Nata da un gruppo di ragazzi della Silicon Valley, in poco tempo tassisti e autisti si sono ribellati all’app a causa dei prezzi troppo bassi e della concorrenza definita sleale.
Ma un servizio “pulito” che collega chi ha una attività di trasporto e chi necessità di un mezzo può essere visto in maniera tanto negativa? La rivalità e la competitività ci rendono ciechi? Al momento si sta ancora cercando di capire se Uber in qualche modo scavalca la legalità, ma quel che vedo io è un servizio intelligente, con tanto di ricevuta inviata via mail e massima trasparenza. E in questo mondo offrire un prodotto migliore è ancora la chiave per vincere, alla faccia delle bugie.
Articolo originale al link: Lab13
tu
ciao sai che hai un viso dolcissimo stupendo e dueocchi ops fanali fantastici ?