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(ho capito che)

di Sara Adami

E’ stato come sdraiarsi dentro a una bolla: vivevi le tue note geometrie e lei ti ha inghiottito senza averne il permesso. Ti ha offerto un’aria densa d’aria, le pareti lisce e vibranti come pelle di tamburo, il clima ideale per la riproduzione dei sogni.

Nel tempo di un battito tutto il resto non aveva più senso: non avevi motivi per rinunciare, per tirartene fuori, perchè la realtà che avevi imparato a vivere ti era ormai indigesta e quel nido, invece, era a un passo dalla delizia.

I minuti sono diventati anni pieni, le settimane vite intere, tutto era così intenso, smisurato, lì dentro.

E poi è arrivato un soffio d’aria. Un filo impalpabile, un capillare esile, uno spiffero di sospetto.

Nel tempo di un battito il soffio si è trasformato in bufera, ha riempito la bolla di panico, strozzato la dolce calma.

Forse sarebbe stato più facile abbandonarsi alla fredda paura, ritornare al tempo in cui le bolle ti facevano pensare solo a giochi di bambini, ma il ricordo tangibile di quel clima prezioso ti ha ridato la forza e così hai cominciato a schiaffeggiare quell’aria sporca, a schiacciarla fuori, in fretta, prima che potesse soffocarti, più in fretta, più ancora.
Ti sembrava di potercela fare, forse potevi rimettere le cose a posto, rientrare in quella bolla magica, ritrovare tutto quanto: allora hai fatto un respiro profondo come la storia e hai capito che.

Per le parole non preoccuparti, è più facile di quello che pensi.
Come le bolle di sapone, se soffi piano vengono da sole. Anche le parole.
” Vasco Rossi

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