Eri un bambino gracile e divertente, ti accontentavi della quiete delle tue dita per inventare nuovi giochi, invidiavo quella che allora sembrava noncuranza e invece era analisi.
Figli della stessa precarietà, uguali divisioni e barriere eppure istinti e reazioni differenti, bilanciarci per sostenerci. Costruivamo tane di lenzuola per ripararci dai grandi, giocavamo alla maestra e l’alunno, la mia indole alla conduzione che nasceva, la tua mansueta che sbocciava. Mi nutrivo dei tuoi silenzi delicati, ricompensavano il fuoco che divampava e faticavo a gestire.
Tenevi tutto dentro ma sotto controllo anche quando c’è stato troppo dolore, troppo lavoro, troppi pensieri. Sei sempre stato dritto, onesto, genuino.
Più tardi la tua mezza mela ti ha retto e condotto, vi siete diretti nella stessa direzione senza mai un sasso sulla strada, leali e uniti come se foste nati insieme. Le solide radici del vostro amore giusto hanno creato rami forti, foglie sempreverde, fiori profumati e il miglior frutto della mia vita.
Il mio bambino sta per diventare padre e, a guardarlo tra foto di pancia, tramonti e sorrisi gentili, non credo di averlo mai amato così tanto.