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Il voto elettronico: una soluzione o un problema?

di Sara Adami

 

Sembrava una cosa così irreale che Asimov ne ha fatto un racconto fantascientifico: una famiglia americana viene sorteggiata da un computer come campione rappresentativo di voto, e quindi la tecnologia che si fonde con le elezioni, la politica che arriva in casa grazie alla rete.

Oggi il voto elettronico è diventato realtà in molti Paesi del Mondo e si è affiancato ai metodi tradizionali: si sono appena concluse le elezioni del presidente degli Stati Uniti che hanno visto la riconferma di Obama, e in America gli elettori hanno potuto scegliere tra posta, urne o dispositivi elettronici. I dati sulle percentuali del metodo selezionato per queste ultime presidenziali sono ancora poco chiari, ma è possibile che circa il 30% degli elettori si sia fidato e affidato all’e-voting, nonostante qualche perplessità e polemica riguardante le elezioni via Internet.

Ma partiamo dagli aspetti positivi. I punti fondamentali che vanno colti di questa rivoluzione digitale sono fondamentalmente tre: primo su tutti la riduzione dei costi. Estrema limitazione del personale stipendiato, niente scuole chiuse, seggi da costruire, supporti cartacei. Poi c’è l’estrema velocità di conteggio, valutazione e esposizione dei risultati immediatamente dopo la chiusura dei seggi. Terza, ma non ultima, la soluzione elettronica è senza dubbio la più semplice se si pensa al voto dei residenti all’estero, senza buste che non arrivano, spedizioni in ritardo, materiale da gestire.

Non possiamo però evitare di parlare del problema sicurezza: la garanzia dei controlli e i possibili attacchi dei pirati informatici, da sempre grande tallone d’Achille del web. La soluzione all’hackeraggio per quanto riguarda le votazioni elettroniche può essere quella che porta alla realizzazione di software globali per le elezioni, con aziende di servizi dedicate e preparate al meglio per la gestione delle operazioni di voto, dalla registrazione degli utenti sui portali dedicati alle procedure di sicurezza, con costante manutenzione e controllo del sistema.

Se è vero che si è riusciti a rendere più sicuri strumenti come pagamenti online,  gestione dei documenti aziendali e persino condivisioni di procedure, allora è anche vero che la ricerca e gli investimenti mirati possono far molto.

Devono aver pensato ai vantaggi dell’aspetto elettronico anche in Brasile, dove da più di dieci anni il voto nelle urne hi-tech è una solida realtà: sperimentato, nel 1996, e confermato dal 2000 in poi. O in India, dove dal 2004 si utilizzano le Eletronic Voting Machines durante le elezioni: qui il governo ha investito 200 milioni di dollari per la realizzazione del sistema di votazione. In Australia si usa un software open source che è tanto evoluto da permettere anche il voto da parte di ciechi e analfabeti, mentre in Estonia si vota utilizzando i moltissimi servizi collegati alla propria carta d’identità digitale.

In Italia ci sono state alcune sperimentazioni su amministrazioni locali, ma i costi dell’operazione sono proibitivi: investire sulle infrastrutture dedicate potrebbe essere una soluzione, ma prima di tutto c’è molto lavoro da fare sull’atteggiamento, perchè se è vero che gli acquisti online stanno aumentando a vista d’occhio, è anche vero che nella pubblica amministrazione si lavora ancora tramite copie cartacee e manca la cultura delle procedure online.

La rete è senza dubbio il metodo più efficace per raggiungere il maggior numero di persone a livello mondiale, e questo è l’esempio assoluto di come questo strumento sia il più democratico possibile.

Source Image: Reset Italia

 

Articolo originale al link: Lab13

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