di Sara Adami
Hai sfiorato il sostegno di plastica, e poi il manico dell’ombrello, con scarsa disattenzione.
Hai ritratto la mano con urgenza e dolcezza, quasi avessi sentito di avermi toccato il cuore.
Ho perso un battito, in piazzale Osoppo.
Mi sono accarezzata una guancia, ho finto di scostare una lacrima di pioggia. Il cappello mi copriva la fronte e l’umore, ho temuto che lo avresti notato. Invece mi hai dato la schiena, i capelli zuppi appoggiati al vetro sporco di gente sconosciuta.
Una lastra trasparente ha bloccato il sonoro di questo video visto e rivisto, visto e rivisto.
Una lastra di vetro ti ha tolto la voce, mi ha tolto il respiro.
Mi sono presa una mano dalla tasca, arrossata dal freddo e dall’emozione. Ti ho sfiorato i capelli bagnati attraverso quel cristallo macchiato dalla folla anonima. Ladra di emozioni.
Non mi hai guardato, hai prenotato la tua fermata, sei scesa.
Il mio corpo è rimasto seduto, bloccato e saldo, come ti aspetteresti dall’estranea che sono per i tuoi occhi. Tutto il resto di me è sceso al tuo fianco.
anonimo
Qui in via Osoppo c'è un campo di calcetto.
Ci ho perso tanto sudore e tanto tanto fiato.
Oggi, nella tua Osoppo, il fiato me lo sono ritrovato sospeso.
E non ne sono sorpreso.
Sai cos'era quell'acca che mi sbagliavo a mettere nel tuo nome, scrivendolo? Era il simbolo di qualcosa in più.
Il nome era sbagliato, ma io ci avevo visto giusto!
Un bacio.
Alcarion
quello che hai scritto è di una intensità tale che sembra di stare al tuo posto. se poi si conosce quel piazzale palmo a palmo, ti stronca proprio.
Thunderblue
prima o poi…