di Sara Adami
In principio fu il big bang. O Dio che crea l’Universo e poi arrivano Adamo e Eva con la mela (primi mac users della storia, tra l’altro). Qualunque sia il racconto che preferite sull’inizio, l’unica certezza che abbiamo è che un certo giorno tutto cominciò. Non possiamo pensare che durerà per sempre (anche se abbiamo scampato la faccenda dei Maya dello scorso dicembre), ma oggi è il primo giorno di primavera e io non ho affatto voglia di essere catastrofica. Perciò mi concentrerò su una conclusione parziale, ipotetica e immaginaria: la Fine di Internet.
In rete ho scoperto teorie complottistiche legate ai protocolli che si stanno esaurendo, all’incontenibile aumento degli utenti che potrebbe causarne l’esplosione, all’FBI, ai diritti violati: anche Beautiful prima o poi dovrà arrivare all’ultima puntata, lo sappiamo, perciò persino Internet potrebbe finire. Al Ted 2013 è stato Danny Hillis ad affrontare l’argomento: uno dei massimi esperti mondiali di tecnologia ha focalizzato il suo intervento sul cambiamento della rete, troppo repentino e forse tendente alla rovina. Hillis parte dal presupposto che occuparsi troppo della sicurezza delle reti e dei computer non salva Internet dal rischio di una catastrofe: siti oscurati, Paesi che bloccano o dirottano il traffico web, la negazione dei servizi potrebbe essere vicina. Il suo piano B prevede un Internet delle Emergenze, una lampada secondaria che si accenda durante il black out, con protocolli differenti e finanziato da privati.
Ma al Ted c’è stato anche chi si è occupato di un futuro diverso della rete: se Hillis ne ipotizza la fine, Vint Cerf, uno dei padri di Internet, ha proposto una prossima evoluzione che porti la rete a diventare un metodo di intercomunicazione tra le specie. Connessioni interplanetarie (alieni?), trasmissione delle informazioni tra uomo e animale, il progetto è già stato ideato e il suo nome è Interspecies Internet, un vero e proprio metodo per facilitare la comunicabilità tra specie differenti.
Follia o realtà? Tom Chatfield ha scritto “Come sopravvivere nell’era digitale“, una guida che in qualche modo affronta questi stessi argomenti ma in maniera molto più easy: il lato buono della sopraffazione di connessioni nella nostra vita, la perdita della bussola che orienta le nostre giornate. In fondo è anche questa la Fine di Internet, un mondo in cui la Rete diventa il fulcro e noi ne siamo satelliti, una vita incentrata solo e soltanto sulla connessione.
Come sopravvivere? Disconnettersi. Mica sempre, solo qualche volta. Spegni lo smartphone, non scaricare la posta compulsivamente, lascia stare WhatsApp, il feed, stacca il router (prima però finisci di leggere il post). Usare meno banda potrebbe salvarla, vivere meno la rete potrebbe impedirne la fine. Potrebbe. Ma se così non fosse? Se Internet non dovesse morire mai non ci saremmo soltanto privati di questa costante socialità che tanto ci offre?
Mi interrogo e non trovo le risposte. Poi penso al Mattia Pascal di Pirandello: il giornale dice che è morto, lui ne approfitta e si costruisce una nuova vita, ben presto si stanca della solitudine ma non può dirlo a nessuno. A volte una cosa che finisce ci offre una soluzione, ma a me l’Internet che finisce sembra un disastro impossibile.
Source Image: AllThingsSD
Articolo originale al link: Magellano