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L’ala ibrida della NASA

di Sara Adami

Controllo dei consumi e alta tecnologia nel nuovo studio della NASA: l’ala ibrida è stata presentata sotto forma di prototipo telecomandato dagli ingegneri aerospaziali che vorrebbero abbandonare la fusoliera tubolare classica per questa manta-ray.

Carburante dimezzato, carbonio nell’atmosfera abbassato a livelli bassissimi, il team della NASA ha dimostrato al pubblico il suo metodo di produzione sperando che presto si possa trasformare in prodotto realizzato.

Gli aerei abbineranno l’ala ibrida a motori BPR (ad alto rapporto bypass) ma bisognerà aspettare ancora vent’anni per vedere arrivare questa tecnologia sul mercato: entro 10 anni, però, questo metodo potrebbe già creare dei miglioramenti. Il peso dei velivoli verrà di molto ridotto, i componenti strutturali subiranno una diminuzione del 25% e quindi il carburante consumato calerà di conseguenza. Il progetto dell’ala ibrida è durato solo 3 anni per un investimento di 300 milioni di dollari grazie anche ai partner (anche Boeing).

Ci sono ancora due punti su cui lavorare: in che modo il minor peso influisce sulla velocità? la struttura della cabina dei velivoli resta pressurizzata e sicura? Per rispondere a queste domande i tecnici della NASA si sono affidati a test e prove e un anno fa è stato costruito un aereo più grande per verificare i dati. Design da rivedere per le modifiche strutturali e per i tubolari, ma il team lavora su fibre di carbonio, tessuti, strisce di schiuma e combinazioni dei materiali. Le fusoliere sono in fase di test, e i primi risultati dicono che la loro resistenza sarà supportata, la pressione è stata stabilizzata e non ci saranno problemi strutturali.

Il team si appresta a testare con un aereo più grande, che verrà ultimato entro il 2015. Motori avanzati, ventole più grandi, ale ibride, meno rumore e metà carburante utilizzato: la manta-ray promette, il tempo ci dirà se sarà in grado di mantenere.

 

Articolo originale al link: Dailye

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