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Le cose che puoi fare sono due

Poche volte nella vita capita di sentirsi davvero affini a qualcuno. Parli e l’altro finisce le frasi, non parli e l’altro comincia le frasi che hai pensato.

Quella comunione di pensiero, quella vicinanza schietta, quel sentirsi compresi in modo così semplice, quell’intimità di coscienza. Poche volte. Non è amore o amicizia o sentimento, è casa.

Molto spesso, o almeno questo è quello che ho vissuto, a un certo punto l’intesa si crepa e solo uno dei due se ne accorge: tu guardi la fessura e in fretta provi a metterci le mani ma se la tocchi si allarga e più mani usi e più cura ci metti e più il piccolo foro è già diventato un burrone.

La cosa incredibile è che se a questo punto provi a urlare e imprecare e chiedere aiuto allora il burrone non rimanda nessun eco, il burrone è già diventato silenzio.

Le cose che puoi fare sono due, o ti arrendi alla morte dell’affinità oppure costruisci grossi, grossi, grossi cerotti con cui coprire il buco e la tua ferita e fingi che quella casa non sia stata così importante, che puoi cambiare casa quando vuoi, fingi che non ti tocchi più di tanto l’aver perso un braccio, un amico, una colonna portante di questo stupido tempio.

Le cose che puoi fare sono spesso due, e poi ce n’è una terza. Capire che quell’intesa perfetta che si è rotta in realtà non si è rotta: non esisteva, ti eri sbagliato.

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