di Sara Adami
Dai, dillo. No ma io la televisione neanche ce l’ho. Ok, ce l’ho ma non la guardo mai. Ok, la guardo ma strapochissimo. Il rapporto del Censis dice che in Italia il 98,3% dei cittadini fa parte del pubblico televisivo, numero che è aumentato di quasi un punto percentuale rispetto all’anno scorso grazie alla diffusione di tv satellitare, web tv e mobile tv. Ma i dati evidenziano che il netto cambiamento sta nel modo in cui gli italiani si rapportano alla televisione: il 24% guarda i suoi programmi preferiti tramite Internet, il 42% cerca le puntate su Youtube e si costruisce un palinsesto fatto su misura.
Non saremo tutti dei nativi digitali ma il web è diventato casa nostra, e anche in tv se ne sono accorti. Le trasmissioni televisive hanno cominciato a proporre hashtag su misura per poter commentare in diretta, barre sottopancia con i tweet ricevuti, pubblicità in cui ricordare i propri canali sociali per trovare approfondimenti, segnalazioni, interazione. Il fenomeno è piaciuto così tanto che gli italiani hanno cominciato a guardare la televisione con una connessione a portata di mano, il tempo dedicato a uno svago è diventato tempo per due svaghi.
Blogmeter evidenzia questa nuova fase di “social tv” in una indagine di mercato in cui sono state analizzate le fanpage più interattive: ogni mille fan la trasmissione “Piazza Pulita” de La7 raggiunge quasi il 40% di interazioni, “La prova del cuoco” il 31% e “Ballarò” il 22% (ricordate la nostra Regola n. 1? Se non sei Social sei fuori. E infatti “The Apprentice” ha raggiunto quasi il 21% di interazione, molto social!).
La partecipazione all’evento televisivo è piaciuta in fretta, l’improvvisato opinionista resta sul divano ma si sente fruitore dei contenuti in un modo nuovo e in tempo reale. Arriva dall’America, questa socialità televisiva, e Socially Aware Blog si è occupato di tracciarne i dati: si calcola che negli Stati Uniti il social networking superi le 7 ore mensili per persona. Il pubblico vuole interagire attivamente e le televisioni si adeguano a questo nuovo strumento di monitoraggio. Più l’engagement è alto, più lo share ne giova. Il caso italiano più rilevante è quello di XFactor 6: 200 mila follower su twitter, 370 mila tweet unici con l’hashtag #xf6, 24 milioni di pagine visualizzate sul sito e l’app è stata scaricata 330 mila volte. Numeri da capogiro che dimostrano quanto la novità sia stata amata dal pubblico (pensate che il giochino dell’applausometro virtuale ha portato 66 milioni di battiti di mani). Questa trasmissione è stata un vero esempio di replica diretta, di interattività tangibile rispetto a un ambito che fino a ieri era statico, la tv parlava e tu ascoltavi, lo zapping come massimo strumento di influenza reciproca.
Via le tradizioni, avanti attualità. Se ne sono accorti anche gli autori di Sanremo, che per la prossima edizione metteranno al primo piano la “contemporaneità” (parola chiave della manifestazione marchiata 2013, come svelano nell’articolo de Il Venerdì di Repubblica della settimana): se è vero che lo spettatore medio del Festival non è un nativo digitale, è anche vero che l’attenzione agli strumenti social è talmente alta che bisogna tenerne conto. Fazio, che da poco ha scoperto Twitter e ne è totalmente innamorato, ha deciso insieme ai suoi collaboratori di togliere al web la scelta dei Giovani e di affidarla a una commissione artistica fatta di esperti, come ai tempi di Pippo Baudo, per evitare che a vincere siano personaggi già conosciuti. Come integreranno il web alla nuova edizione, riusciranno far diventare Sanremo un esempio di social networking?
Source Image : Skande
Articolo originale al link: Magellano