di Sara Adami
La rete in questi mesi ha parlato con insistenza di glocal, un concetto così semplice e chiaro che arriva dritto anche a chi parla o capisce poco la lingua del web: un’unica parola che identifica lo spirito di tendenza globale che richiama al locale. Ogni prodotto per essere venduto deve avere bene in mente l’obiettivo generale ma dev’essere anche calato nell’identità circoscritta dell’individuo, perchè tutto ciò che diventa globale parte sempre dal singolo.
Lo stesso marketing è una forma di glocalizzazione, in quanto il target va identificato a livello locale pur trattandosi di un’operazione globale, con la fidelizzazione in primo piano. Per parlare di questo tema e concentrare l’attenzione sull’importanza dei portali news nati in chiave glocal, il 16 e 17 novembre Varese ospiterà Glocalnews, un appuntamento dedicato al giornalismo online (eventi, programma e maggiori informazioni qui). Una rassegna importante soprattutto perchè il panorama delle Web Tv è aumentato tanto da riuscire ad offrire diecimila posti di lavoro, in netta controtendenza rispetto alla crisi economica.
Giornalismo digitale, liveblogging, canali verticali che si affiancano alla cronaca su carta stampata con un vero e proprio boom: i dati di AltraTv, osservatorio italiano sulle Web Tv, parlano di più di seicentoquaranta televisioni online. L’immediatezza della notizia trova probabilmente le sue radici in Twitter: nessun legame politico, nessuna fazione, solo notizie, immagini vere e istantanee che i giornali vi racconteranno domani, vero e proprio citizen journalism. L’evento di GlocalNews sarà visibile in streaming su AltraTv.tv e su Glocal12.it, e verranno toccati i temi del Real Time journalism. La produzione dei contenuti giornalistici va ottimizzata e sono proprio le redazioni più importanti del mondo a promuovere questa iniziativa (Associated Press, Press Association, Reuters e Agence France-Presse), a dimostrazione dell’importanza che loro per prime danno alle Web Tv.
La credibilità dei portali news è cresciuta dimostrando al pubblico la sua schiettezza ma anche la sua profonda professionalità. La comunicazione diretta, la possibilità di commentare dal vivo e il distacco che questo tipo di informazione ha verso le dinamiche televisive, sono state la chiave vincente per avvicinarsi a chi prima era pubblico e poi è diventato user.
Colossi editoriali come il Newsweek, Times-Picayune e Variety sono passati alla produzione della sola versione digitale del loro giornale, inizialmente spinti dai motivi economici ma poi convinti dall’adeguamento alla tecnologia (rumors dicono che anche il New York Times ci stia pensando). I costi di produzione della carta stampata e il calo delle vendite possono essere la spinta iniziale per il passaggio, ma bisogna concentrare l’attenzione anche sul boom delle vendite di tablet e smartphone, che incentivano questo tipo di prodotto.
Anche il fenomeno di radio e tv via web si è esteso tanto da arrivare fin dentro la nostra vita di tutti i giorni: è diventato uno strumento didattico in Calabria, dove un investimento di quasi 250 mila euro creerà una rete regionale fruibile da 3.500 studenti. A Palermo già da questa settimana le sedute del Consiglio Comunale si svolgono in diretta streaming, mentre si moltiplicano su Youtube i canali che trasmettono Serie Web, fiction prodotte per la rete ad alto contenuto professionale (ad esempio The Guild e My Gimpy Life).
Inoltre, anche se questi fenomeni dimostrano che costi contenuti e condivisione gratuita del prodotto sono sinonimi di ottimo valore, bisogna sempre ricordare che spesso il pubblico è tradizionalista, diffidente, duro al cambiamento, e perciò il vero successo non è affatto immediato.
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