Non ero brava neanche quando di mezzo c’era la smemo, partivo di slancio e mi annoiavo quasi subito. Mi piaceva preparare i pennarelli colorati, disporli in ordine sul tavolo mentre raccoglievo le idee: le altre erano sempre piene di fantasia, le mie dediche invece erano stanche, come me, come te.
Ho sofferto della sindrome del foglio bianco per mezza vita, ma quando ho cominciato a scrivere non ho più smesso.
Allora oggi ti scrivo, dopo una dozzina d’anni di noi, cento discussioni e mille allontanamenti, mille e una volta di nuovo qui. Ti scrivo come potessi raccontare un’affinità, come fosse giusto saper trovare le parole per dire quel che siamo, molto diverse e sempre simili.
Ti scrivo come se tu non sapessi quanta strada e quante buche e quante deviazioni e quanti stop, incroci pericolosi. Ti scrivo con le cinture allacciate, pronta al prossimo viaggio insieme.
Ti scrivo in corsivo, che l’amore non merita lo stampatello, ti scrivo in bianco e nero, che i colori ce li metti sempre tu. Ti scrivo e mi scrivo, specchio della mia vita.
Crescendo non sono diventata più brava, con le dediche. Nei fatti, siamo diventate brave insieme.