E cosi’ qualcuno si e’ preso anche il mio sonno, oltre che alla mia serenita’, facendo si’ che stanotte, ma anche la precedente, non potessi far altro che guardare l’ora e girarmi, guardare l’ora e girarmi, come in una triste commedia gia’ vista.

Erano le quattro e sette minuti.

E sono state le quattro e sette minuti almeno per altre interminabili quattro ore.

Il mio stomaco lo sa quando sto andando incontro ad una giornata tremenda, ed io mi ostino a non dargli retta.

Niente, niente, non una cosa gira nel verso giusto, o per lo meno nella direzione giusta.

Inutile pensare che ci sia una congiura nei miei confronti, e’ ovvio che sono io ad essere sbagliata.

La cosa ironica e’ che sono solo le tre del pomeriggio e, prima che arrivi stasera, la pioggia che ora cade fitta nell’animo si sara’ tramutata in tempesta, probabilmente.

E non solo.

Non c’e’ due senza tre, ed oggi e’ *solo* il secondo giorno di bufera.

{edit 18.37}

Lasciarsi cullare dalla melodia di un calda voce che ti rassicura.

Quasi non importa cio’ che dice, se ci crede veramente o se ci credo io.

L’importante e’ che ne avevo bisogno, e mi sono fatta avvolgere.

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