di Sara Adami
Sai, quei giorni in cui l’ultima sigaretta della notte coincide con la prima del mattino, aspiri espiri aspiri e poi getti via.
Quelli in cui senti il cuore sbattere accanto alle tempie mentre ti rimanda in sequenza precisa la pesca il pistacchio gli occhi le scale l’arancione, in successione identica ma poi diversa e sfumata, riarrangiata. Identica, colma e anche svuotata di poesia.
E poi quei giorni in cui uno ti mette su un’auto e parte e canta e non chiede e non dice e canta, mentre il vento accarezza i capelli e la musica abbraccia i dispiaceri, mentre le note sbattono sui denti e fuori dai finestrini e più escono e più si fanno tue.
Sai, quei giorni con il viso arrossato dal freddo o dal caldo, che importa, le labbra color ciliegia tumefatte dai baci o dalle troppe parole, quei giorni a chiedersi esco, vado, attraverso, ritorno, chiamo, sorriderai?
Quei giorni, affamati di vita.
Sai, quei giorni che inciampano parlando veloce e dicono mille cose ma poi anche nessuna perchè cosa importa cosa dico o cosa hai detto basta che me lo ridici ancora e poi mai più, e ancora.
Quei giorni, sai, quelli ingordi, perfetti addosso a te, o a me, che importa.