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Lacrime di San Lorenzo

Avvolta da centinaia di persone, camminando sui sassi, bicchiere in mano e felpa sulle spalle, ho lasciato trascorrere le prime ore della serata di ieri, scavando a mani nude nel tunnel dei pensieri negativi e controllando il monitor del telefonino ad ogni soffio di vento.

Non c’era modo di rientrare nell’atmosfera della festa, ondeggiavo tra contatti con corpi sconosciuti e parole scambiate con gente che non vedi da vite intere, in attesa di qualche frase rassicurante e di qualcosa che cambiasse il ritmo lento di quelle ore.

Poi sono arrivate le parole che aspettavo, l’aria si e’ fatta meno densa, qualcuno se ne e’ accorto e mi ha preso per un braccio, trascinandomi sulla pista da ballo: i passi erano difficili da eseguire e da farsi insegnare, la postura forte e protettiva, cosi’ ci siamo fatti rimbalzare tra una coppia e l’altra senza guardare dove stavamo andando. Ed ho ripreso a ridere.

E’ arrivata quasi subito l’ora dei fuochi d’artificio, luci forti a riempire la volta con i colori che vedi solo nei disegni di un bambino, sorretta dall’ abbraccio di una persona molto cara, testa verso il cielo e calore di dita tra le dita.

Beviamo un’altra birra, incontriamo ancora persone, ed e’ il caso di rientrare.

I. dice a me che sono silenziosa, in realta’ so perfettamente che vuole parlare di quel che gli succede. Cosi’ analizzo e smonto e rimonto pezzo dopo pezzo, parlo a valanga e spiego e racconto: lui ascolta in silenzio.

Piange, poi sorride con un grazie tra le labbra.

Scendo dall’auto e vado verso casa, ancora qualche messaggio con la mia bambina triste e preoccupata, e quasi quattro ore di sonno.

Mi scrive di nuovo lei, in lacrime e disperata per l’ennesimo strappo al cuore, prendo l’ago e il filo dell’affetto per cucirle la ferita, cerco di farla riposare ancora.

Cosi’ e’ ora di andare al lavoro, e’ ora di ascoltare le lamentele della mia collega, e quelle di chi si e’ svegliato male, e’ ora di pensare ad un bel regalo da portarle alla cena di stasera in modo che sorrida di nuovo stretta dal mio abbraccio, e’ ora di riprendere le discussioni di ieri con P., di inasprirle, di affilare la lama e passarla sul palmo della mano, per vedere se c’e’ ancora un po’ di linfa per potersi reggere in piedi.

One Comment

  1. macca

    11 Agosto 2005 at 11:46

    In piena attività, eh?
    🙂
    Io, invece, sto diventando un bradipo, ma sono realmente stanco.
    Leggo tanto, quello sì.
    E non è male starsene in disparte…
    Daniele

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