Che in futuro si sarebbe viaggiato su auto elettriche lo si sapeva già, ma che sarebbe stata la strada a ricaricare i nostri viaggi è una vera novità. Negli anni 90 la sperimentazione aveva già camminato in questa direzione: bobine capaci di creare campi elettromagnetici nel manto stradale in comunicazione diretta con altre bobine installate sui mezzi, ma lavorare con le auto in movimento si era dimostrato da subito complicato.
Così la Toyohashi University of Tecnology ha ben pensato di sperimentare un sistema che prevede che l’energia elettrica venga convertita in radiofrequenza grazie a placche metalliche installate nell’asfalto. Le barre d’acciaio inserite nei pneumatici ne raccoglieranno l’energia e il viaggio si autoalimenterà.
L’università giapponese ipotizza che la presenza di una autostrada elettrificata non solo potrebbe far diminuire il peso delle batterie sulle automobili, ma se la linea elettrica fosse collegata a pannelli solari allora il primo a beneficiarne sarebbe l’ambiente.
La salute dei pedoni sarà preservata? In Giappone così come in America i ricercatori stanno cercando di rispondere a tutte le domande.
All’Università di Stanford gli studiosi propongono un altro metodo di autocaricamento delle batterie, basato sull’accoppiamento per risonanza magnetica. Le frequenze delle spire metalliche dovranno riuscire a generare un campo magnetico tale da produrre e trasferire energia elettrica alle automobili. Strade, autostrade, l’intera rete viaria andrebbe rifatta. Si valuta che la fattibilità del progetto sia da intendere nell’arco di alcuni decenni, ma il potenziale rivoluzionario del progetto è auspicabile.
La concentrazione ora è rivolta soprattutto a capire quali conseguenze avranno sulle persone questi giganteschi campi magnetici.
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