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Montebello

Da lassù puoi toccare il mare, mi dicevo.

E’ sempre stato tutto più chiaro, lassù, tutto limpido. Il mare e il mio cuore a portata di mano, il cibo più buono che abbia mai mangiato, gli abbracci più desiderati. Lassù ci andavo quando non sentivo ancora quei sentimenti così netti, quando non capivo cosa fossero per me quelle quattro case tenute assieme dalla confidenza, ci andavo quando credevo che fosse Enrico il motivo per cui mi sentivo così felice.

Da ragazza non avevo il coprifuoco, io e Enrico salivamo sullo scooter e andavamo su e giù per le colline, curva dopo curva diventavo adulta. Non soffrivo di vertigini, e se soffrivo stringevo più forte, come farei adesso.

Da ragazza non avevo desideri, non avevo progetti da rispettare nè bisogni da assecondare. Lassù ero semplicemente lontana dalle bugie di ogni giorno, dalla paura che la vita non mi avrebbe permesso di ascoltarmi, dal timore di andare fuori dalla strada che mi stavo costruendo.

Come stavolta, anche stavolta ho toccato le verità, anche stavolta mi sono seduta sulle sedie gialle della veglia, sul muretto in fondo alla strada, dove i cavalli di Adelmo corrono veloci come il bisogno di capire chi saremo.

La lettera sul polso è arrivata prima di Enrico e prima di capire davvero cos’era quel posto, quei ciottoli scomposti, quella terrazza sul mare in cui nessuno va mai. E’ nascosta, è libera, è la mia preferita. E’ casa.

Da lassù ho toccato il cielo.

 

di Sara Adami

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