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No, io non posso.

L’ufficio e’ silenzioso e buio, ed io lo sono con lui.

Il cielo e’ grigio, l’aria fuori e’ umida e calda.

L’animo cerca di farsi forza tra dolci ricordi e pensieri di speranza, ma poi si arrende davanti alle lacrime scatenate alla lettura dei nostri scritti, delle sue poesie, del nostro vivere assieme.

Perche’ non riesco a stare in piedi? Perche’?

Perche’ non riusciamo a stare in piedi?

Perche’ questo equilibrio instabile non ci da un po’ di pace?

Ho bisogno di essere un po’ serena, ho bisogno di piu’ tempo, e di giocare di piu’, e di ridere ancora, ho bisogno che le cose siano piu’ semplici, e di lasciare che la corrente ci porti al largo, come siamo capaci noi.

Sono sempre cosi’ egoista, lo so, ma come si puo’ fare a meno di una cosa preziosa ed unica come questa?

Non si puo’, no, io non posso.

3 Comments

  1. 18novembre

    18 Luglio 2005 at 17:33

    La sofferenza è solitidune. La solitudine è sofferenza. Ci vuole forza per forgiare catene. Ci vuole forza per spezzarle. La felicità è la somma degli intervalli fra una sofferenza e l’altra. L’unica certezza relativa alla sofferenza è che prima o poi finisce. In questo la sofferenza è simile alla felicità. So di essere banale. Adoro la banalità e spesso ne faccio l’elogio. E’ banale la ricerca della felicità. E’ banale il desiderio di porre fine alla sofferenza. E’ banale desiderare ciò che ci sembra possa farci felici.

  2. macca

    20 Luglio 2005 at 11:02

    Un forte abbraccio.
    Ad entrambi.
    Daniele

  3. macca

    20 Luglio 2005 at 11:41

    Ti chiamo per quel caffè…
    Così ci facciamo una babata.
    Daniele

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