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Perchè Google chiude presto alcuni progetti?

di Sara Adami 

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La chiusura più grave, per me, è stata Reader: settimane di ricerca per trovare un prodotto simile e la sensazione di essere rimasta orfana di un pezzo di storia, perché sul web sono arrivata grazie ai newsgroup ma ci sono rimasta per amore dei blog, e quindi dei loro feed. Google fa così, ti fa innamorare dei suoi servizi e ogni tanto ne chiude qualcuno: perché?

In gergo si chiama killing of, ossia spegnimento di un servizio, e avviene semplicemente perché nessun progetto è creato per essere eterno, nessun prodotto deve restare fermo nel punto in cui nasce. Una specie di sparizione nel momento di massimo successo, una garanzia di eternità nelle nostre memorie al pari di Kurt Cobain e Amy WinehouseBig G fissa un obiettivo e ne monitora i risultati ma, superato il livello del miglior esito possibile di un servizio, ne decide la chiusura. I progetti che occupano troppo spazio su internet e troppe risorse aziendali vengono soppressi perché riscriverli diversamente implica meno lavoro che mantenere i precedenti, anche se sono utilizzati da milioni di persone. Non bastano le petizioni e le lacrime, Google vive per la rivoluzione. The show must go on.

Nel caso di Reader non sono state date molte informazioni, si è parlato di declino e di cambio di direzione degli investimenti: quattro mesi per salvare i dati e esportare le sottoscrizioni con Takeout, e quattro mesi per capire che in realtà Google stava chiudendo il gestore dei feed RSS perché Reader non rendeva economicamente. Dopo il grandissimo successo di Plus era evidente che l’interesse di Google si sarebbe spostato tutto sulle risorse social, ma noi figli di Reader non abbiamo compreso l’accanimento verso un servizio tanto diverso (tra le molte alternative io ho scelto di feedarmi di The Old Reader, per la semplicità e la chiarezza).

Prima del news feed aggregator, però, le chiusure del colosso di Mountain View erano già state moltissime, eccone alcune. Google Answer, per esempio, fu il primo a cadere, nel 2006: fratello maggiore del più conosciuto Yahoo Answer, questo prodotto offriva risposte di esperti e domande/risposte più “serie”. Nel 2007 toccò a Zeitgest, il report che conteneva le tendenze e le ricerche che venivano fatte sul motore di ricerca, e nel 2008 al Page Creator che rendeva facile la creazione delle pagine HTML. E poi Jaiku, Dodgeball, Notebook, Dictionary, fino a Wave, chiuso nell’agosto del 2010: è durato solo un anno il cugino di Plus, il primo tentativo di social networking in real time per Big G, seguito da Buzz, il servizio di microblogging chiuso alla fine del 2011.

Oltre a Reader nel 2013 Google ha già chiuso Talk il 15 maggio, rimpiazzandolo con Hangouts, e conta di cessare anche iGoogle, l’homepage personalizzabile attiva dal 2005. Insomma, un vero cimitero con molti ospiti e tanti visitatori in lacrime. Ma il colosso di Mountain View non è solo capace di dismettere i suoi servizi suscitando clamore, ma sa anche attivare nuove funzionalità geniali senza grandi annunci. Non ci credete? Ve lo racconto la prossima settimana!

 

Articolo originale al link: Lab13

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