di Sara Adami
Per aprire una nuova azienda ci vogliono capacità professionali e imprenditoriali, coraggio e fiducia in se stessi: per dare un supporto concreto a chi corrisponde a queste caratteristiche, la Legge n. 111 del 2011 ha introdotto il regime dei nuovi minimi, restyling arricchito del precedente regime dei minimi del 2007.
Ovviamente sono necessari requisiti e condizioni precise per accedere in questo ordinamento:
- l’impresa deve presumere di realizzare compensi e ricavi non superiori a 30 mila euro annuali;
- non bisogna avere avuto collegamenti con altre attività d’impresa nei tre anni precedenti alla richiesta di apertura;
- non bisogna avere dipendenti o collaboratori;
- il regime può essere applicato per il periodo in cui l’attività comincia e per i successivi 4 anni (perciò 5 in tutto);
- se il lavoratore non ha ancora compiuto 35 anni al momento della scadenza del quinquennio può prolungare la permanenza nel regime fino al raggiungimento del trentacinquesimo anno;
- bisogna aprire una posizione contributiva INPS e INAIL.
Anche se si proviene dal regime semplificato o ordinario si può entrare nel regime agevolato: l’unica condizione da rispettare è che siano passati i tre anni obbligatori di permanenza nel precedente regime. A quel punto si accederà al nuovo ordinamento fino al compimento dei 35 anni di età oppure per i restanti due anni.
Quali sono le agevolazioni del regime dei nuovi minimi?
- tassazione corrispondente al 5%
- esonero dal pagamento dell’IRAP (stabilito nel 3,90% in regime ordinario)
- esonero dagli obblighi delle scritture contabili (registrazioni delle operazioni, studi di settore, dichiarazioni IVA, spesometro, …)
Cosa resta da fare?
In generale chi sceglie di operare in regime dei nuovi minimi deve emettere e conservare le fatture (o i corrispettivi) in ordine cronologico e deve custodire i documenti di acquisto (se si effettuano operazioni intracomunitarie bisogna iscriversi all’archivio VIES, comunicarlo all’Agenzia delle Entrate e presentare i modelli INTRASTAT). Tempo e fatica risparmiata corrispondono a una gestione documentale più semplice che può essere affidata a un commercialista oppure può essere affrontata in autonomia seguendo pochi e facili accorgimenti.
Niente adempimenti IVA, dicevamo. E niente ritenute d’acconto, operazione che nel precedente regime dei minimi era necessaria. Semplicemente ciò che viene fatturato viene incassato e rappresenta il proprio reddito imponibile, mentre il pagamento dei fornitori sarà il costo deducibile.
I parametri per entrare e permanere nel regime agevolato sono trasparenti e sono studiati per non essere appetibili per realtà imprenditoriali già consolidate ma per spingere all’autonomia chi vuole ripartire dopo aver perso il lavoro e per chi è molto giovane. Al momento il Regime dei Minimi è stato prorogato fino al 31 dicembre 2016 (così ha detto il Consiglio Europeo UE nella Gazzetta Europea di novembre 2013) e in Europa il tetto di fatturato è stato portato da 30 a 65 mila euro: purtroppo il governo italiano ha negato la modifica alla normativa con l’adeguamento del limite perché per le tasche dello stato questo aumento rappresenterebbe una perdita.
Articolo originale al link: MagicInvoice