di Sara Adami
A fine Aprile il World Wide Web ha compiuto vent’anni. Quando li ho compiuti io ero piena di confusione e amori disordinati, “lui” invece sa bene ciò che vuole ed è ben maturo come un frutto di stagione. Nel 1989 un fisico britannico, Tim Berners-Lee, propose l’idea di una rete globale che consentisse la condivisione delle informazioni per gli studiosi, e il 30 aprile 1993 fu il Cern a creare i principi di libertà e di accessibilità della Rete. In principio internet era un modo per consentire ai fisici di scambiare documenti, collegamenti ipertestuali: in occasione dell’anniversario, il Cern ha creato un progetto speciale per rimettere in piedi il primo website della storia, per preservare sia i ricordi che le risorse digitali di quel tempo. Tutti possono contribuire al progetto con idee e notizie, notizie di cui il Web stesso è goloso.
Per quanto la Rete sia stracolma di utilissime informazioni, però, gli studi dimostrano che la soglia di attenzione degli utenti durante la consultazione è così bassa da indurci a pensare che la pazienza sia diventata merce rara: la ricerca della Help A Reporter Out (HARO) parla di 2,8 secondi, mentre lo staff di The Associated Press è più positivo e rilancia a 8. Insomma, è probabile che vi siate fermati alla terza riga di questo post. Se invece state ancora leggendo, vi sarà facile capire come Twitter sia diventato così importante sul web: 140 caratteri si leggono in quanto tempo, 2,8 secondi?!
All’inizio il World Wide Web era stato pensato per la condivisione tra studiosi di documenti zeppi di concetti e formule, ma con il tempo si è trasformato in un raccoglitore gigantesco di informazioni che devono raggiungere l’utente con immediatezza: si chiamano snackable content, notizie da sgranocchiare come mini porzioni di patatine fritte. Questo cambiamento dimostra che i nostri interessi si sono appiattiti? Io non ci credo. Le patatine sono buone anche quando ne mangi soltanto una decina, così i tweet sono interessanti tanto quanto un lungo articolo. La Rete si è trasformata in base alle nostre esigenze, meno tempo ma contenuti di livello, che raggiungano l’obiettivo con empatia e profondità.
E il Web è stato anche capace di adattarsi a uno dei nostri bisogni maggiori, è diventato fonte di guadagno e lavoro per moltissime persone in tutto il mondo: si chiamano Wwworkers, sono i lavoratori della Rete che hanno lasciato vanghe e banche per credere nell’innovazione. Se ne è parlato a Bologna al barcamp dedicato, con workshop e seminari per tutti quelli che hanno fatto un salto nel buio (professionale) e sono finiti nella rete.
D’altronde l’economia digitale ha consentito alla categoria dei lavoratori del web di diventare una seria realtà, anche se tanto si può ancora fare: aumentare la banda larga, le connessioni wi-fi, rendere il digitale adatto a tutti, procedere con l’alfabetizzazione. E-commerce libera e telelavoro come primo diritto dei lavoratori, per migliorare la qualità del proprio tempo e della propria vita: e ve lo dice una in ciabatte, perciò fidatevi!
Source Image: Giornalettismo
Articolo originale al link: Lab13